Ma ce l'avrete avuta anche voi almeno una "Monia" al liceo. Ne sono sicura.
Quasi sempre in fondo alla classe, non per negligenza o per disinteresse.
Per mangiare.
Sì, per mangiare senza dar troppo nell'occhio. Due cracker, un biscottino, un cioccolatino, chilometri di dietorelle alla frutta. Sì perchè lei con le carte delle caramelle ci faceva delle ghirlande infinite e poi insegnava anche a noi a farle e allora giù a mangiarne per allungare la catena. Tanto erano dietetiche. Lei e le altre due o tre della penultima fila mangiavano di tutto, ma senza prendere un grammo. Che invidia. Mai un grammo, mai un'ombra di cellulite. Un fisico atletico e sodo, muscoli che a me non sarebbero venuti nemmeno con dieci sessioni di allenamento alla settimana.
Una volta siamo andate a correre insieme io e lei.
Io in tuta da ginnastica e paraorecchie di flanella. Lei in jeans. Aderenti, i Levis 501. Non andavano ancora di moda i tessuti elasticizzati, i jeans stretti non erano skinny, erano stretti e basta. Senza zip, con i bottoncini. Cinque bottoncini che ti facevano sudare solo al pensiero di chiuderli tutti, coricata sul letto e trattenendo il fiato.Se li prendevi di una taglia in meno ancora meglio. Io nemmeno riuscivo a sedermici con quei jeans. Ricordo benissimo che mi esplosero letteralmente addosso dopo una vacanza al mare. Monia ci andava a correre come se niente fosse. Così, per farvi capire il personaggio.
Monia aveva una Smemo che occupava tutto lo zaino, ripiena come un calzone napoletano. Alla fine del primo quadrimestre la prima e la quarta di copertine si guardavano già in faccia. Piena zeppa di dediche, di pensieri, di canzoni di Vasco e di foto di Ambra Angiolini. Con Vasco è facile, tutti bravi a scriversi il testo di "Alba chiara" su una pagina di diario..
Ma con Ambra no. Alzi la mano chi avrebbe mai osato appiccicare la foto di Ambra quindicenne tra "What's up" dei Four non Blondes e la foto di Roberto Baggio con il codino.
Monia è' stata la prima persona di sesso femminile che conosco ad ammettere pubblicamente che andava pazza per "Non è la Rai". Sia chiaro, piaceva a tutte, tutte ci passavamo i pomeriggi, ma poi facevamo finta di niente, perchè avremmo fatto la figura delle oche giulive ed era l'ultima cosa che volevamo.
Noi eravamo grunge, cantavamo le canzoni dei Nirvana con le camice a scacchi del nonno e gli anfibiazzi logori, parlavamo di occupazione, andavamo alle manifestazioni in autostop, cantavamo con la chitarra e facevamo cene vegane nei corridoi della scuola. Monia no, lei faceva quello che le pareva.
Era molto più anticonvenzionale di noi, perchè sapeva essere se stessa più di tutti gli altri.
Monia è diventata una splendida donna, un'imprenditrice di se stessa e una mamma eccezionale. L'avrei dovuto immaginare già all'epoca del liceo che sarebbe successo. E' una di quelle persone che nonostante gli eventi della vita ti portino altrove, continua a essere una sicurezza, perchè sai che mai è cambiata e mai cambierà.
La cosa in lei che più apprezzo è che ha le idee chiare. Molto chiare. Chiarissime. Sono sempre felice quando la sento, perchè non esiste indecisione nel suo mondo (cosa che invece nel mio mondo abbonda!). Monia ha gusti ben definiti, ho già avuto modo di fare alcuni lavori per lei e ormai tra noi c'è il giusto feeling per capirsi al volo.
Ecco cosa ho fatto l'ultima volta per la sua cucina. Sono tre tele 60x80cm, trattate con stucchi e smalti all'acqua. Accostate formano una composizione con la scritta EAT in rilievo e un motivo di cuori rossi. Semplice. Diretta.
Ho usato una tecnica che avevo già sperimentato su altri lavori fatti sempre per la stessa persona. Ve li farò vedere prima o poi. Questa tecnica mi piace moltissimo, la materia predomina e tutto è lasciato a vista, le imperfezioni vengono esaltate dai colori saturi e in alcuni punti si intravede la trama della tela. Posso dire che è una tecnica "sincera" e "trasparente", semplice ma "glamour", proprio come la personalità di chi me l'ha fatta scoprire.