martedì 24 marzo 2015

La "London room"

G. ha undici anni, forse quasi dodici.
M. è sua sorella. Ha cinque anni, quasi sei. 
Se guardi con attenzione puoi leggere in tutti e quattro i loro occhietti furbi una sorta di stupore caramellato, un luccichio dolcissimo e prepotente. È la loro naturale predisposizione al mondo, alla scoperta, alla sorpresa. E' quella cosa che mescolata ad una sana curiosità da un lato vuol farle restare bambine per sempre,  dall'altro vuol farle crescere ad una velocità esponenziale. 

Piccole donne crescono.
Per fortuna, ma anche purtroppo. Perchè noi genitori ce ne accorgiamo solo a cose fatte e poi da lì tornare indietro a dondolarle un'ultima volta sull'altalena non si può più.

Ecco cosa dobbiamo fare: preservare i loro sogni più grandi e i loro piccoli pensieri. Fare in modo che trovino un loro personale equilibrio, sempre.

La stanza dei giochi delle ragazze aveva bisogno di crescere un pò con loro, magari per accogliere anche una zona per studiare e fare i compiti, e così la loro mamma mi ha chiesto di dipingere sulle pareti qualcosa che le desse il giusto mood. 
Poteva sembrare un'impresa mettere daccordo le due sorelle e invece è stato semplice come una bicchierata d'acqua fresca. Con la "London room" Le abbiamo accontentate entrambe.

Ora G. può studiare alla luce di due lampioni sbilenchi mentre M. sorseggia un tè in compagnia di Mary Poppins. 
G. fa i conti su una lavagna a forma di cabina telefonica rossa (con la vernice lavagna si ottengono cose strepitose!) e M. impara l'abc con Trilly dispettosa.
G. può rilassarsi all'ombra di un BigBen che le svela l'ora (sto aspettando con impazienza il pacco con meccanismo e lancette da applicare all'orologio!!) e M. aspetta PeterPan che la venga a prendere in volo per farle vivere meravigliose avventure. 

Le fotografie non sono come avrei voluto... perchè la giornata è grigia e io avevo fretta di farvi vedere il risultato finale, ma d'altro canto, senza qualche nuvoletta plumbea qua e là, che London potrebbe mai essere?















lunedì 16 marzo 2015

Silenzio, parla lui...

Ho finito la mia riproduzione di "L'Albero della vita" di Klimt. 
Oltre ad un lavoro per me piacevole e gratificante è stato anche un viaggio nel tempo alla ricerca del significato profondo di quest'opera. Esistono mille e più interpretazioni, tanto che ci sarebbe da perdercisi dentro e se googlate "Albero della vita" non ne uscirete di certo con le idee più chiare.

Ma sapete cosa vi dico? Cercate, studiate, leggete le varie opinioni, le versioni, le interpretazioni... ma poi dimenticatele per un minuto e fidatevi solo dei vostri occhi. 
Perchè un'opera d'arte è fatta di un linguaggio principalmente "godibile" e  non "spiegabile". 
Perchè un'opera d'arte deve passare dagli occhi e arrivare dritta alla pancia così com'è, senza passare dal cervello. 
Un'opera d'arte non deve dare, nè chiedere spiegazioni, il suo unico scopo è far vibrare le corde dell'anima.

Su quest'opera in particolare si parla di influenze egiziane, giapponesi, bizantine. Si parla di rinascita della natura, di ciclo delle stagioni, di simbolismo femminile e maschile. Si narra di uno schizzo su carta e di un mosaico di dimensioni enormi, si racconta di pietre prezione, marmi , coralli. Si parla della storia di una famiglia aristocratica e del lavoro certosino di artigiani viennesi. Ce ne sarebbero ancora tante di cose da raccontare, ma non qui e non ora. Ora, dopo avervi raccontato l'inizio (qui) e la continuazione del quadro (qui) e (qui), è giunta l'ora di mostrarvi il gran finale, la tela finita.

Questa è l'ora di tacere, parla il "Quadro del silenzio"...

"L'attesa"

"L'albero della vita"

"L'abbraccio"
"L'albero della vita" 60x100cm olio e foglia d'oro su tela

lunedì 9 marzo 2015

All'indietro

Uno degli errori più grandi che fanno le mamme è dimenticarsi di essere anche tutto il resto. 
Per mesi, ma anche per anni qualche volta. 
Poi piano piano, quando arriva il momento (e per ognuna di noi è diverso), si parte per un viaggio alla riconquista dei pezzetti dimenticati. 
Perchè di punto in bianco ti ricordi che sei stata anche altro prima di essere madre e ti viene un pò di malinconia. 
Vuoi tornare a fare la fidanzata con gli occhi a cuore, la migliore amica dalle telefonate di un'ora, la persona che fa dei suoi sogni progetti concreti (o almeno ci prova), quella che ogni tanto mette la gonna e le scarpe da NON ginnastica. E mille altre cose, che sono stata e poi mi sono dimenticata.

Devi solo trovare il modo di incastrare tutti i pezzi.

Dove SOLO è una parola grandissima.

Il "quadro del silenzio" è quasi finito. (Ne ho parlato qui se non sapete il perchè di questo nomignolo). 
E devo ammettere che a tutto questo non-rumore mi sono abituata presto come non avrei creduto. 
E mi piace. 
Mi ha aiutato a tornare un pò più ME dopo tanto tempo, a tornare alle mie radici andando all'indietro sul filo di quei rami riccioluti e dorati. 
Ecco l'ultimo Work in Progress prima del gran finale...